Come gestire la secchezza cutanea  associata alla terapia oncologica

Per evitare questa fastidiosissima  realtà, è necessario fare molta attenzione sia alla detersione che all’idratazione. La scelta di detergenti deve propendere per quelli a scarsa o nulla presenza di tensioattivi aggressivi e eccessivamente schiumogeni (sodiolauril-solfato, sodiolauriletere-solfato), privilegiando una detersione per “affinità”.

Vanno pertanto consigliati emusioni A/O in cui la componente lipidica sia costituita da grassi vegetali  di derivazione naturale (di karitè, di germe di grano, di jojoba, di avocado) o di sintesi (caprilyc capric triglyceride); mentre vanno sconsigliati cosmetici che contengano una grossa percentuale di derivati dagli idrocarburi (petrolatum, paraffina, vaselina) o di siliconi (cyclomethicone, dimethicone, cyclopentasiloxane, cyclohexasiloxane) attualmente riconosciuti, tra l’altro cancerogeni di serie II, ma non ancora soggetti a una regolamentazione per quanto attiene la percentuale permessa. Stesso discorso vale anche per la scelta dei presidi cosmetici per ripristinare l’idratazione e contrastare l’effetto ossidativo della terapia farmacologica.

L’idratante per eccellenza che possa rispondere a questa serie di richieste dovrà essere formulato con principi attivi selezionati e mirati:

insaponificabili (karitè, jojoba, oliva, palma), aloe, niacinamide (vit. B3), tocoferoli e tocotrienoli, ceramidi, gamma orizanolo. La scarsa o nulla presenza di petrolati e siliconi è importante perché l’idratazione va ripristinata  non attraverso meccanismi di macerazione dello strato corneo.

Sicuramente non sono consigliabili in questo momento di particolare fragilità cutanea,  creme a base di sostante esfolianti e irritanti come, ad esempio, acido glicolico, alfa-idrossiacidi e benzoil perossido o le formulazioni in gel alcolico per il loro potere essicante e , di conseguenza, irritante.

Nel caso il prurito non sia particolarmente tollerato, si può ricorrere all’uso di antistaminici anti H1 (cetirizina, loratadina, fexofenadina).

Quando la xerosi è così impegnativa da produrre fissurazioni e ragadi, oltre ad assicurare la disinfezione delle lesioni, si può consigliare l’uso di eosina acquosa al 2% per toccature locali, associata a creme  o paste a base di vit. E e ossido di zinco. La scelta di una formulazione in unguento (realizzata con urea e non con i petrolati) compresa quella relativa a topici antibiotici, va sempre privilegiata.